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                SONETTO DEL S. GIRONIMOR. AL SOPRADETTO AVTORE
 
                DI quel desio, di 
                quella sete ardente,Che si l’infermo afflige, i dolci frutti
 Dal uostro sacro ingegno hora produtti
 Accesa hanno lasciata la mia mente.
 Cosi grata dolcezza, e si possente
 Valor, ella gustando, troua in tutti;
 Che dal disio infinito esser distrutti
 Temer non puo giamai per accidente.
 Quanto quella più gusta, più s’accende
 A riguastar, e piu cresce il diletto,
 Che di soauitate ogn’ altro auanza.
 Ma di questo piacer, che’ l mio cor prende,
 Mercè Signor del uostro alto intelletto;
 Potrouu’io gratie rendere a bastanza? [3r]
 
                
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